Sitcc Campania in collaborazione con ArsPsico Caserta presenta il seminario
La sfida dell’intersoggettività nella pratica clinica
Nel contesto del Seminario verrà presentato il libro
La vergogna del terapeuta. Da nucleo di sofferenza a fattore di cura
di
Gianpaolo Salvatore
Prefazione di Vittorio Lingiardi
Un approccio radicalmente intersoggettivo all’incontro clinico vede il terapeuta contribuire significativa
mente agli eventi problematici della relazione con il paziente. La risposta avversiva del terapeuta alle sfide
relazionali del “paziente difficile” – con i cicli interpersonali disfunzionali che può alimentare – rappresenta
solo lo strato più visibile di tale contributo. Il terapeuta contribuisce alla trama della relazione terapeutica
con la propria storia evolutiva. Elemento centrale di questa storia è la vergogna – esperienza pervasiva di
perdita del legame a causa della propria difettosità ontologica; precipitato del trauma ubiquitario consi
stente nella risposta avversiva che il mondo ha dato al desiderio primario di connessione intersoggettiva.
Tanto nel paziente, quanto nel terapeuta, può essere presente un nucleo di vergogna dissociato, non inte
grato nel flusso dell’esperienza interna. Tanto nel paziente, quanto nel terapeuta, attorno a tale nucleo si
stratificano strategie di coping avanzate (e.g. perfezionismo, evitamento relazionale, ricerca urgente di ap
prezzamento, diffidenza, coordinamento interpersonale). Tali strategie sono da considerare vere e proprie
parti di un’identità intrinsecamente molteplice, e sono funzionali a evitare che le transazioni interpersonali
e gli eventi di vita re-inneschino il nucleo di vergogna, generando un dolore psichico difficilmente regolabi
le. Nei pazienti più gravi, quando tali strategie si rivelano potenzialmente fallimentari, si attivano strategie
più “primitive” (e.g., aggressività, abuso di sostanze, ossessività, autolesionismo, depersonalizzazione);
inoltre le strategie avanzate e primitive possono alternarsi nel controllo esecutivo e agire in modo indipen
dente, generando quello che dall’esterno appare come una successione di aspetti compartimentalizzati
dell’identità. Per esempio, un paziente può presentarsi all’attenzione del clinico con un perfezionismo esa
sperato e – quando tale modalità rischia di fallire per eventi contingenti – virare verso condotte bulimiche
e/o depersonalizzazione, facendo perdere le tracce del perfezionismo. Nella relazione terapeutica le strate
gie – avanzate e primitive – del paziente tendono a cortocircuitare con quelle del terapeuta. Per esempio,
l’agonismo sprezzante con cui un paziente entra in una relazione terapeutica suscettibile di risvegliare il
suo nucleo di vergogna, può “danzare” con l’attitudine performativa perfezionistica del terapeuta, che lo
“protegge” – abitualmente, anche nella sua vita – dal re-innesco di un nucleo analogo. Questa danza osta
cola la sintonizzazione intersoggettiva, che è piattaforma essenziale del cambiamento clinico. Nel corso del
seminario, l’autore de “La vergogna del terapeuta”, illustrerà una serie di esemplificazioni di questa proble
matica tratte da supervisioni individuali e di gruppo, e descriverà le possibili soluzioni

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